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Itaca blog
04 Settembre 2024

Un abbraccio è per sempre

Di quelli pieni, delicati, reali. Lo considero il tocco più naturale che un essere umano sappia condividere. Riesco a capire il potere del contatto proprio quando perdo il collegamento con la vita. L’altro è lontano e un abbraccio diventa un miraggio. Una persona che convive con la depressione non riesce a stringere il prossimo, non sente di meritare questa forma di empatia. Si isola e isola. Ma le braccia aperte le sogna, le cerca anche quando non vi parla, vi esclude oppure elude il conforto donato. Proviamo a vederla così, talvolta un abbraccio può dare molto. Dare a chi lo riceve, e soprattutto a chi lo offre. Perché vedete, nel mondo variopinto della salute, la sfera mentale è la più timida. Rimane spesso in silenzio, abbassa lo sguardo, si sente in soggezione, talvolta in imbarazzo e così finisce che gli scambi tra le persone diventano rarefatti e formali. Prendiamo una bella lente di ingrandimento e andiamo a dare uno sguardo più minuzioso, entriamo in questa sfera con un gesto spontaneo e avvolgente… Abbracciamo la vita dell’altro. Come? Per mia esperienza, ne ricordo alcuni davvero unici talvolta fatti di soli sguardi. Ricordo momenti in cui quel tocco leggero ha dissipato con un soffio pensieri suicidi. Immaginate una gabbia fatta di nulla, dove chi vive sente solo aria pesante; la luce scarseggia e il cuore batte a ritmo con l’ennesimo momento di panico. E poi come in un sogno, irrompe la forza di chi senza neanche saperlo, riesce ad allargare due sbarre per farsi spazio ed entrare nella nostra “comfort zone”. Ci vuole coraggio, un po’ di forza e tanta empatia. Penso spesso a quanti si fermano prima, per paura di essere rifiutati, quanti pensano “e se poi non funziona?”. Fate! Provate! Abbracciate e lasciate stare dubbi per far spazio a qualcosa che non ha bisogno di tanti ricami: aprite le braccia al prossimo.

Quante volte mi sono sentita dire: “non permetti a nessuno di starti accanto, di aiutarti, di stringerti…” Vero, alcune volte rimaniamo in silenzio. Alcune volte serriamo le porte. Sbagliamo e ci chiudiamo. Spesso stiamo chiedendo aiuto. Stiamo dicendo: rimani in silenzio con me. Altre, riusciamo a superare questo modo di essere, la depressione non descrive chi siamo, non descrive il tutto, ma solo una parte di noi. E così, durante la risalita, il distacco da questa patologia, abbracciare diventa naturale: esiste un momento in cui percepiamo il calore, l’affetto del prossimo e tutto è così spontaneo che quell’abbraccio resiste nella nostra memoria. Avete mai provato l’effetto che fa? Vi siete mai sentiti tanto presenti in un gesto così semplice? Non posso dire di aver abbracciato molto e molti, ma quando è accaduto anche lasciarsi andare a quel sostegno è un grande atto di coraggio. Credo che in un abbraccio ci sia della poesia, una magia che dona fiducia al prossimo. In fondo ci affidiamo all’altro, ed è proprio in questa reciprocità che ci sentiamo meno soli come se a stringere ci fosse il cuore e non solo il corpo. Nella depressione molte sensazioni, emozioni si amplificano e se sentirci privi di qualunque desiderio è la base del “non-vivere”, stringersi forte può essere il passo che noi da soli non avremmo mai fatto.

Concludo invitandovi e invitandomi ad allenarci. Come per ogni cosa, ripetere talvolta fortifica. Abbracciare non è un atto dovuto, non è un movimento meccanico. Se ci diamo la possibilità di tenere tra le braccia la persona che vogliamo aiutare, tutto prende una direzione nuova. Pensiamo ai più piccoli, a quante volte li prendiamo in braccio per dare loro quel sostegno incondizionato senza chiedere in cambio nulla. Allo stesso modo offriamo anche agli adulti piccoli momenti di leggerezza fraterna. Un abbraccio è per sempre. Proviamo?

Articolo di Eleonora
per il progetto “Attivismo Digitale”

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